Villa Clerici: un cenacolo di artisti a Milano

Entrare nella settecentesca Villa Clerici è come immergersi in un racconto che unisce storia, arte e spiritualità. Qui, tra affreschi e architettura d’epoca, si svolge la mostra Villa Clerici: un cenacolo di artisti a Milano, curata da Luigi Codemo, in programma sino al 2 marzo 2025. Questa esposizione non è solo un omaggio al passato, ma un viaggio nel cuore di un’epoca straordinaria, dove la creatività e la fede dialogavano in un intreccio unico.

Gino Severini La consegna delle chiavi a San Pietro bozzetto per la chiesa di StPierre a Friburgo courtesy GASC

Mentre si attraversano le sale della Galleria d’Arte Sacra dei Contemporanei (GASC), ci si trova di fronte a opere che sembrano appena uscite dai depositi, pronte a svelare le loro storie mai raccontate. Disegni preparatori, bozzetti per portali e vetrate, sculture e mosaici danno vita a un mosaico di idee e sperimentazioni artistiche. Qui ogni tratto e ogni pennellata rivelano un mondo di relazioni, di amicizie e collaborazioni che hanno trasformato Villa Clerici in un laboratorio creativo.

Tra le opere spiccano lavori di artisti come Gino Severini, Giacomo Manzù, Giorgio de Chirico e Pericle Fazzini. Ammirando una grafica dedicata o un bozzetto, si può immaginare gli scambi di idee, i momenti di confronto e l’atmosfera di un cenacolo artistico dove la bellezza e il sacro si fondevano in modo sorprendente.

Giacomo Manzu Crocifisso con donna bambino e prelato courtesy GASC

Al centro di questo fermento c’era Dandolo Bellini, il primo direttore della GASC. Negli anni ’50, Bellini riuscì a creare un ambiente che non era solo un museo, ma una fucina di creatività, dove gli artisti potevano sperimentare e collaborare. Villa Clerici diventò così un punto di riferimento per chi cercava un dialogo tra il linguaggio artistico contemporaneo e i temi della spiritualità.

Le lettere, le dediche e le fotografie esposte offrono uno scorcio intimo su questo periodo. È come sbirciare in un diario segreto che racconta di incontri, di progetti nati tra quelle mura e di opere d’arte che hanno trovato qui il loro slancio iniziale.


Un aspetto affascinante della mostra è la riflessione sul cambiamento del concetto di sacro. Se negli anni ’50 l’arte sacra era strettamente legata alla cristianità, oggi essa si apre a un significato più universale. Il sacro diventa la soglia che separa e unisce il terreno con l’ulteriore, un mistero che ogni artista interpreta attraverso la propria sensibilità. Come spiega Luigi Codemo, “questa mostra mette in luce non solo la storia della GASC, ma anche l’evoluzione di un dialogo che continua a interrogare il nostro rapporto con il trascendente”.

Dina Bellotti Studio per la pesca miracolosa courtesyGASC

 “Se negli anni ’50 per “arte sacra” si intendeva l’arte specificatamente cristiana – continua il direttore Luigi Codemo – oggi le opere e il dialogo con gli artisti contemporanei fanno emergere in modo preponderante un’idea del sacro più soggettiva, che esprime il senso di un mistero, di una soglia che si affaccia su di una ulteriorità, su una trascendenza definibile in termini spirituali e antropologici più che confessionali”.

Oltre alla mostra, Villa Clerici custodisce una collezione di oltre 3.000 opere che abbraccia artisti come Libero Andreotti, Agostino Arrivabene, Kengiro Azuma, Angelo Biancini, Mosè Bianchi, Floriano Bodini, Corrado Cagli, Felice Carena, Felice Casorati, Aldo Carpi, Giancarlo e Giovanni Cerri, Davide Coltro, Silvio Consadori, Gerardo Dottori, Pericle Fazzini, Luigi Filocamo, Guido Lodigiani, Trento Longaretti, Max Mandel, Giacomo Manzù, Enrico Manfrini, Francesco Messina, Arrigo Minerbi, Vanni Rossi, Mario Rudelli, Ettore Scorzelli, Elvis Spadoni, Alberto Sughi, Gianfilippo Usellini, Valentino Vago, William Xerra, Giuseppe Zigaina e molti altri. Ogni opera racconta una diversa sensibilità verso il sacro, mostrando come questo concetto abbia ispirato una varietà di tecniche e stili, riflettendo le trasformazioni culturali e spirituali del Novecento.

Kenjiro Azuma Studio per scultura courtesy GASC

Ci racconta ancora Luigi Codemo “Un’altra cosa che pochi sanno, e che Dandolo Bellini insieme a all’allora arcivescovo Giovanni Battista Montini, poi papa Paolo VI,  a fine anni Sessanta iniziarono a contattare artisti di tutto il mondo, per creare quello che mancava ai Musei Vaticani, cioè la collezione di arte contemporanea. Noi conserviamo tutti i carteggi, le ricerche, e la documentazione, che testimoniano la fase germinale del progetto e poi tutti i contatti presi ad esempio con  Sironi e con tutti i vari artisti che volevano donare qualcosa.  Il primo nucleo di opere che sono arrivate in Vaticano, arrivavano proprio da Villa Clerici”.

La mostra Villa Clerici: un cenacolo di artisti a Milano è più di un’esposizione; è un viaggio in un tempo e in un luogo che hanno fatto della creatività un ponte verso il mistero. L’arte diventa un linguaggio universale, capace di interrogare e ispirare, ieri come oggi.

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