Avatar, Manga, Cyborg, Game, il tutto miscelato in parti generose e miste di Samsara, buddismo cibernetico e cultura pop globale. Così si presenta LuYang, artista affermata cinese, totalmente rappresentativa di almeno un paio di generazioni giovani contemporanee, in un immaginario creativo planetario che dalle sponde del continente asiatico riguarda ormai da decenni anche il gusto e le attese del pubblico post millennial occidentale.
Inaugurata il 14 settembre al Mudec di Milano, dopo che l’artista è stata insignita del premio Artist of the year dalla Deutsche Bank, che cura direttamente la mostra dal titolo: “Doku experience cent”, resterà in allestimento fino al 22 ottobre.
Il percorso espositivo si snoda tra variate tipologie espressive e diversi supporti, perlopiù di sofisticata materia high tech, animazioni in 3D modellate con minuzia immaginativa sui modelli della science fiction contemporanea, ispirandosi a mondi umani e transumani, ai confini tra il digitale e il reale. LuYang mette in scena sei diversi avatar: Human, Heaven, Asura, Animal, Hungry Ghost, Hell, in una sorta di diorama prismatico delle diverse componenti psicologiche ed emotive dell’artista, variamente incarnate in supereroi, personaggi di videogame, demoni e divinità che, a loro volta, incarnano altrettanti regni del Samsara, la ruota karmica della vita, con la variante neo cosmogonica, del tutto originale, che i vari cicli di reincarnazione, di morte e di nascita possono oggi essere controllati dallo spettatore giocatore da una consolle per game.
I sei avatar di LuYang rappresentano, in una vertiginosa condensazione di miti spaziotemporali che procedono dall’arcaico, penetrano nel presente e affondano nel futuro, una inedita riedizione in chiave techno pop della teoria e della storia dell’universo, un eterno gioco di ruolo cui si può decidere se cimentarsi per sempre o semplicemente passarvi attraverso senza inciampare in uno scherzo del destino.