Durante le Sere FAI d’Estate, il FAI estende i suoi orari di apertura fino a oltre il tramonto.
Una delle iniziative organizzate dal FAI per questa estate è la mostra Ossi di Seppia, curata da Guido Risicato e l’Archivio Ugo Mulas; l’esposizione sarà ospitata all’interno dell’Abbazia di San Fruttuoso fino al 16 febbraio. Ventitré fotografie in bianco e nero, scattate da Ugo Mulas nel 1962 a Monterosso nelle Cinque Terre, sono esposte in vari ambienti dell’abbazia. Monterosso è un luogo significativo di Eugenio Montale: è qui che trascorse la sua infanzia e da cui trasse ispirazione per la sua raccolta Ossi di Seppia.
Le fotografie di Mulas interpretano concettualmente il paesaggio descritto da Montale, riproducendo il periodo che il poeta stesso definiva come il “proto-Montale” del 1925, anno di pubblicazione di Ossi di Seppia. In queste prime opere, la lingua di Montale, aspra e pietrosa, già metteva in luce il lato oscuro della condizione umana. Le immagini di Mulas, cariche di profondità e intensità, cercano di catturare questo sentimento assoluto, generato da una profonda solitudine e rappresentato, sia nelle fotografie che nelle poesie, da elementi naturali come il mare, il sole e le rocce.
Mulas, affascinato dai versi di Montale, si recò a Monterosso con l’intento di creare un reportage per una rivista che illustrasse la raccolta poetica. Il fotografo cercò di tradurre in immagini il sentimento espresso da Montale, utilizzando punti di vista insoliti e un lirismo visivo che risuona con la parola poetica. Il risultato è un’opera fotografica che riesce a rendere palpabile la corrispondenza tra immagine e parola, dove ogni scatto sembra essere una trasposizione visiva della poesia di Montale.