Vi avevo lasciati sul punto di una grande cena con la vista più bella che si possa avere di Ortigia e del suo porto e vi riprendo al fare del giorno mentre vi godete una lauta colazione nel vostro albergo che, ovviamente, spero sia del livello adeguato ad un grand tourist che si rispetti. Carichi e piene di energie avete subito un obiettivo da raggiungere, che poi è anche l’unico in previsione di una lesta ripartenza per Palermo, e che ancora una volta ci lega al fosco Caravaggio.
Nella basilica di Santa Lucia è stato riposizionato uno dei grandi capolavori che il maestro lombardo lascia in isola, quel Seppellimento di Santa Lucia che ancora una volta dimostra la grandezza di questo genio folle. Ovviamente il sacro istituto clericale ha stabilito che per godere di qualche minuto del capolavoro illuminato si debba versare un obolo e, nonostante la mia incrollabile tendenza ad evitare il versamento di queste gabelle, soprattutto a santa madre chiesa, vi esorto anzi obbligo a far cadere quel dannato euro in questa cassettina per godere di qualcosa di totalmente paranormale. Anticipando Rothko di qualche secolo, il Merisi ci regala un saggio di monocromia nella parte superiore della tela ed una processione funebre di fantasmi alla Fussli nel registro sottostante, un quadro di una modernità stupefacente.
Queste figure nerborute dei becchini che emergono dai bruni di fondo sono un saggio di tecnica pittorica senza precedenti. Una tela talmente tanto avanguardista per i tempi che, come accade sempre alle opere d’arte che segnano un passaggio, non venne totalmente capita dai fedeli che accorsero allo svelamento e men che meno piacque ai committenti che lo accusarono di aver dipinto un quadro per metà.
L’impressione che desta questa monumentale prova di forza è esponenzialmente amplificata dalla dimensione entro cui si svolge, una vera e propria pala d’altare che esegue in tutto e per tutto il suo compito di celebrare la santa.
L’eccesso di bellezza può provocare mal di testa e gonfiore agli occhi in taluni casi ma, nonostante gli eventuali effetti collaterali di questa visita, dovete immediatamente rimettervi in marcia verso quello che è il cuore di questa nostra tappa siciliana: Palermo. Considerando che possiate arrivarci intorno all’ora di pranzo, è praticamente ovvio che dobbiate fermarvi al mercato di Ballarò dove potrete abboffarvi di ogni genere di leccornia palermitana: stigghiola, sfincione, pesce crudo e cotto da ogni angolo delle strade aspetta solo voi. Una totale delizia.
Visto che siete proprio lì a portata di mano, sarebbe cosa buona e giusta dare uno sguardo alla chiesa del Carmine Maggiore dalla quale potrete accedere ai tetti ed al campanile per avere un’invidiabile vista su Ballarò che da così in alto non vi sembrerà troppo diversa dalla medina di Marrakech. Gli obiettivi principali di questa missione panormitana sono comunque altri.
In prima battuta non potete mancare l’appuntamento con L’Annunciata di Antonello da Messina e più in generale con tutto il museo di Palazzo Abatellis sul quale pesa una congiuntura astrale tra le splendide opere che contiene e la mente che lo ha magistralmente allestito e vale a dire Carlo Scarpa che proprio a Palermo, a mio parere, realizza una delle sue opere più rappresentative.
La sala della Vergine di Antonello rappresenta un unico nella storia della musealizzazione e diventa un paradigma del tutto attuale per collezionisti e musei internazionali che, ancora oggi, guardano all’idea di Scarpa con estrema ammirazione. Sempre nell’Abatellis non si può non sostare ammirati davanti al monumentale affresco con il Trionfo della Morte che al netto dell’impressione che crea nell’osservatore, cela un ulteriore ed ancora irrisolto mistero sulla sua paternità. Ad oggi non siamo neanche sicurissimi sul fatto che l’artista possa essere italiano o straniero, verosimilmente nordico, per la presenza all’interno dell’opera di elementi che riflettono culture non totalmente legate alla penisola.
Nel novero dei palazzi palermitani che non si possono tralasciare, ha sicuramente una posizione di assoluta importanza Palazzo Butera. Situato a pochi passi da Palazzo Abatellis, è il risultato di un vero e proprio atto di amore e romanticismo dei coniugi Valsecchi che lo hanno totalmente recuperato rendendolo lo scrigno di una collezione d’arte di livello internazionale che spazia dall’antico al contemporaneo passando dai mobili ai dipinti, attraverso oggettistica di qualità museale.
In questa vasta raccolta si segnalano alcune opere che valgono davvero il prezzo del biglietto, come nel caso della tavola raffigurante il Ritratto di Frans Floris e Wikllelm Key insieme a tre imperatori romani che nella sua parte posteriore reca una battaglia di uomini anziani. Questo dipinto del tutto misterioso completa una sala che comprende un Uomo scarnificato del Cerano e un capolavoro di Domenico Gargiulo detto Micco Spadaro che non trova eguali nella produzione di questo maestro napoletano.
Ed ora per voi, infaticabili viaggiatori del bello, rimane un ‘ultima tappa che più di una visita è un vero e proprio pellegrinaggio. È del tutto semplice e banalmente ovvio consigliare la visita della Cattedrale della città che di per se rappresenta un perfetto ed ordinatissimo sovrapporsi di stili che confluiscono in questa cornice arabo-normanna.
Ma non è la monumentale architettura o lo sfarzo degli arredi interni a rendere necessaria questa tappa ma bensì una tomba… sì, parlo di una sepoltura vera e propria, forse una delle tombe più importanti del mondo: la tomba di Federico II, la tomba di Stupor Mundi.
Questo tempio di porfido ha una dimensione ed una ieraticità che imprimono nello spettatore un totale senso di inadeguatezza, ci si sente piccoli come formiche, lo giuro. Ma non è solo la proporzione della struttura, o la ricchezza del materiale a destare ammirazione o stupore quanto più l’aura divina che emana quella sepoltura, quel letto che contiene le spoglie mortali di uno dei più acuti ed illuminati cervelli della storia dell’umnaità.
Un paradigma di conoscenza, gusto, fermezza politica e dedizione al bello senza precedenti, tutte queste cose era Federico l’uomo capace di rendere la corte palermitana una delle più apprezzate e stimate in Europa, costantemente all’avanguardia negli studi e nella produzione artistica: uno dei rari esempi di Repubblica del Sapere.
Dopo questa trafila di emozioni vi è concesso ritornare nella vostra camera d’albergo, meglio se con spa annessa, ed in tal caso vi consiglio il Quintocanto Hotel che ha un ottimo centro benssere al suo interno… per cena uno solo grido: pane ca meuza (rigorosamente da Franco u Vastiuddaru).
Le puntate precedenti del Grand Tour le abbiamo pubblicata qua:
Grand Tour (pt. 1): commuovetevi a Venezia, la Serenissima merita le vostre lacrime
Grand Tour (pt. 2): da Padova scendendo verso Sud, tra architettura e natura