Con le sue opere d’arte Doreen Garner lotta contro la supremazia dell’uomo bianco nella storia e nella società degli USA. Perfino il sindaco di NewYork ha dovuto darle ascolto.
Pochi giorni fa l’amministrazione di New York ha deciso di fare rimuovere da Central Park una celebre statua, adesso collocata nel Green Wood Cemetery di Brooklyn.
Si tratta del monumento a J. Marion Sims, medico chirurgo vissuto tra il 1813 e il 1883, considerato il padre della ginecologia moderna. La decisione del sindaco Bill de Blasio è avvenuta in seguito alle numerose proteste di movimenti attivi nella tutela dei diritti delle donne afroamericane che hanno duramente contestato la figura del medico. È infattiprovato che Sims abbia messo a punto le sue teorie e raggiunto i suoi successi professionali facendo esperimenti sui corpi non anestetizzati delle schiave afroamericane all’epoca deportate negli Stati Uniti.
Tra le moltissime organizzazioni e personalità coinvolte nella protesta, la giovane artista newyorkese Doreen Garner ha espresso il suo disprezzo nei confronti del chirurgo attraverso un’esibizione chiamata “White man on a pedestal”, “Uomo bianco su un piedistallo”.
L’intento del progetto, andato in mostra lo scorso Dicembre presso gli spazi della Pioneer Works Foundation di New York, è mettere in discussione l’impianto storico occidentale che usa l’uomo bianco come modello e soggetto cardine di tutta la storia occidentale.
“J.Marion Sims faceva esperimenti sulle donne nere senza anestetizzarle perchè era convinto che non sentissero dolore, in quanto non umane.” commenta l’artista “Le donne afroamericane hanno sempre vissuto in un sistema di supremazia maschile e bianca.”
In “White Man on a Pedestal” la Garneer percorre una duplice strada per sovvertire quest’ordine: da un lato rimuovere, manipolare, distruggere, decontestualizzare, storpiare i monumenti tributo a questa supremazia (come la statua di Sims a Central Park); dall’altra far rivivere al pubblico il trauma subito dalle vittime di questa supremazia (come le donne nere).
Negli spazi della Fondazione viene dunque allestito un improvvisato studio chirurgico sui cui tavoli da operazione giacciono brandelli di carne, arti, organi ricreati minuziosamente e in modo iperrealistico. A queste opere installative si aggiungono varie riproduzioni della statua di J Marion Sims, qua sporca di sangue, qua chiusa in una bara, qua fatta a pezzi.
“Sono una donna nera inorridita da questi eventi di cui si è macchiata la storia del mio paese. Eppure devo lavorare e mostrare al mondo tutto ciò, per far sì che nessuno ignori o dimentichi”
Ci congratuliamo con questa grandissima artista e con tutte le persone che hanno preso parte a questa battaglia. Ecco alcune immagini della mostra tratte dal sito di PioneerWorks.