Titolo: Ecco cosa mi disturba su come ‘Parigi in Rovina’ riscrive la storia dell’Impressionismo
Pochi generi artistici affascinano come l’Impressionismo, con i suoi idilliaci paesaggi, le sue pincelate audaci e il suo approccio rivoluzionario all’uso del colore. Nel suo recente libro intitolato “Parigi in Rovina”, l’autore kanuni Sebastian Smee si propone di analizzare il genere impressionista attraverso una nuova lente: quella del tumulto politico e sociale della Francia nel periodo 1870-1871.
Il libro di Smee è indubbiamente affascinante. In esso, egli infonde nei suoi ritratti di Édouard Manet, Berthe Morisot e altri pittori impressionisti, la tensione palpabile della Guerra Franco-Prussiana e del periodo della Comune di Parigi. Ma, anche se la narrazione è coinvolgente, presenta un difetto sostanziale nel suo messaggio principale, ponendo le basi dell’Impressionismo non dove dovrebbero essere.
Sebbene la guerra e la Comune abbiano sicuramente segnato la Francia in quella che Smee descrive come “una nuova e improvvisa percezione di fragilità esistenziale”, l’Impressionismo preesisteva a questi eventi storici. Smee sembra ignorare che l’Impressionismo è sorto alla fine degli anni 1860, ben prima delle catastrofi del 1870-71. Fu in quel periodo che pittori come Claude Monet, Auguste Renoir e Camille Pissarro iniziarono a dipingere all’aperto, cercando di evocare con le loro pennellate la luce del momento.
Anche la cronologia di quando Monet ha scoperto le stampe giapponesi ukiyo-e viene messa in discussione dal libro di Smee. L’autore sostiene che Monet ha comprato le sue prime stampe nel 1871, in un negozio in Olanda, ma ricerche più accurate dimostrano che Monet aveva avuto contatti con queste opere molto prima, con le stampe giapponesi disponibili a Parigi già negli anni 1860.
Insomma, l’opus di Smee, pur essendo intrigante e ben scritto, sembra pecchi in precisione storica e questo è qualcosa che non può essere ignorato. Come critici e amanti dell’arte, abbiamo il dovere di considerare la veridicità delle fonti e di mantenere l’integrità della storia dell’arte.
Non si può negare che “Parigi in Rovina” sia un’opera avvincente, tuttavia, rimane una lettura problematica per chiunque abbia una conoscenza approfondita della storia dell’Impressionismo. Per molti di noi, il modo in cui Smee riscrive la storia dell’Impressionismo rischia di sembrare un tentativo di inserire eventi drammatici laddove non ne esistono. L’Impressionismo, con i suoi paesaggi idilliaci e le sue pennellate audaci, non ha bisogno di alcuna riscrittura. Parla già da solo.