Giuliano Vangi: la forza del disegno e la celebrazione della figura umana

Dietro la scultura c’è il disegno ma non solo come semplice studio preparatorio: attraverso il segno grafico emerge tutta la poetica dell’artista Giuliano Vangi (Barberino di Mugello  1931- Pesaro 2024). 

Siamo allo Spazio Officina di Chiasso dove è in mostra fino al prossimo 21 luglio  “Giuliano Vangi: il disegno”, un’esposizione aperta a pochi mesi dalla scomparsa dell’artista fiorentino, da lui fortemente voluta e per la quale ha lavorato alla realizzazione, dove tutto il materiale è stato da lui direttamente selezionato dalle Collezioni di Pesaro e Pietrasanta. La mostra, a cura di Marco Fagioli e Nicoletta Ossanna Cavadini con progetto di allestimento di Mario Botta, tratta per la prima volta in senso antologico il tema del disegno dal 1944 al 2024 e si vuole focalizzare sullo studio della rappresentazione grafica in rapporto alla scultura in cui l’uomo è il grande protagonista.  

Studio per scultura 1955 china acquerellata su carta e biro blu 50×70, ph. Stefano Buonamici

Ed è proprio la figura umana al centro della scena. La sua rappresentazione, con tutte le  sue emozioni e storie, con le sue sofferenze, i dolori, i dubbi, le certezze, le speranze, è il cuore di questa esposizione che vuole offrire una profonda riflessione sulla nostra esistenza e condizione umana, poiché per Vangi l’arte è essenzialmente affermazione dell’esistenza

Sebbene siano presenti solo due opere scultoree, le figure rappresentate riescono ad invadere  lo spazio e ciò è reso possibile anche grazie alla sperimentazione che fa l’artista dei materiali e delle diverse tecniche grafiche dell’incisione tra cui l’acquaforte, il bulino, l’acquatinta e la  puntasecca, nonché attraverso gli studi a matita e china, con biacca e acquarellature. 

Giuliano Vangi, Uomo nel cubo 1965 china su carta 2×36, ph. Stefano Buonamici

Il segno o grapheion, come atto creativo e originale, lo induce a ridisegnare e rielaborare uno  stesso tema più volte, in modo che la grafica esprima tutta la poetica dell’artista. Per arrivare  a elaborare la propria arte, Vangi attinge direttamente dal vero, ed è in grado di trasmettere  un suo codice intellettuale e sentimentale di grande levatura”. 

Tutta la carica espressiva delle figure viene messa in risalto talvolta attraverso pochi segni  grafici. In alcuni casi bastano infatti poche linee ad evidenziare e fare emergere la nuda   cruda plasticità della figura umana. Questa “dimensione plastica” perseguita da Vangi e che nelle sculture acquisisce un rilievo fondamentale, si può avvertire anche nei disegni che si distinguono grazie ad una ricerca approfondita che fa l’artista, dove scavare sempre più a fondo nell’animo umano e riportarlo sulla carta diventa poi l’esigenza per trasmettere un messaggio. La statuarietà di alcune incisioni è così percepibile da permettere alla figura umana di farsi spazio, di essere corposa, ben visibile e presente: emerge un realismo dal carattere forte e personale.

Parallelepipedo rosso 2010 granito rosso new imperial 260x145x245, ph. Carlo Pedroli

Come viene raccontato anche direttamente dall’artista all’interno del documentario trasmesso ad inizio percorso espositivo, ciò che lo animava nella sua ricerca e produzione artistica era un forte spirito di denuncia verso il male.

Uomo con canottiera 2016 – bronzo, lega di nichel, vetro porcellana, 166x80x56 ph. Stefano Buonamici

Non a caso, all’ingresso della mostra veniamo accolti da “Uomo con canottiera”, una figura  maschile che urla e che punta il dito contro chi lo guarda: una provocazione contro l’indifferenza umana, non possiamo far finta di non vedere, con riferimento a qualsiasi tipo di violenza sull’uomo e più in generale sulla natura, altro tema caro all’artista. 

La grande capacità di Vangi sta dunque sicuramente nell’imprimere soprattutto nei volti i  sentimenti più forti ed intensi, nel raccogliere tutta la contraddizione dell’esistenza umana, il dolore, la fragilità, lo stupore, tutta la gamma delle passioni ed emozioni. Ci sono sguardi  così intensi e talvolta così persi, che colpiscono dritto chi guarda. In questo modo gli occhi diventano un potente mezzo di dialogo e introspezione, capace di trascendere il tempo e lo  spazio. 

Figure maschili e femminili che per oltre sessant’anni ha rappresentato risultano contemporanei tutt’oggi, senza tempo, dimostrando una straordinaria atemporalità e  confermando come l’arte possa catturare l’essenza universale dell’umanità e rimanere attuale nel corso del tempo.

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