In Vaticano una mostra, a tema viaggio, che coinvolge Karishma Swali, Maria Grazia Chiuri e…Jovanotti

Prima che il “golden boy” Jovanotti salisse sul palco di Sanremo mandando tutti in visibilio con il suo medley, era passato dal Vaticano, per una mostra molto molto speciale che merita di essere raccontata. 

Siamo nella Biblioteca Apostolica Vaticana, un tempio di volumi e documenti, un luogo poco frequentato dal turismo di massa che sta strapazzando Roma in questo periodo, complice anche il Giubileo appena iniziato. Negli spazi della biblioteca del Vaticano è successa una cosa particolare: una celebre stilista italiana (Maria Grazia Chiuri, direttrice artistica delle collezioni donna Dior), una mecenate indiana (Karishma Swali, fondatrice della Chanakya Foundation), uno stuolo di artigiani indiani e un cantante made in Italy (Lorenzo Cherubini, appunto) hanno confezionato un progetto espositivo che ragiona sul tema del viaggio, delle connessioni globali, degli scambi culturali tra comunità diverse.

MAKING OF CHANAKYA © VISMAL MIRGAL 7

Si chiama “En Route”, in viaggio, questa mostra: la cura è di don Giacomo Cardinali, Simona De Crescenzo, Francesca Giannetto e Delio Proverbio, sarà aperta al pubblico da sabato 15 febbraio per un anno (ed è accompagnata da un catalogo con testi critici, fra gli altri, di Maria Alicata, Paola Ugolini e Chiara Valerio). E così, già a leggerne il colophon, uno non può che annotare che i progetti di arte contemporanea più interessanti e innovativi a Roma in questo periodo (come lo spazio Conciliazione 5 di cui Artuu Magazine ha già raccontato) vengano partoriti dentro le mura del Vaticano… 

Succede quindi che nei mesi scorsi Maria Grazia Chiuri, la regina delle sfilate, nota nel mondo dell’arte per le sue feconde collaborazioni con artiste contemporanee (tra cui l’italiana Sagg Napoli) e Karishma Swali si siano recate diverse volte a spulciare tra gli scaffali della Biblioteca Apostolica Vaticane, istituzione che ospita una delle più grandi collezioni al mondo di manoscritti, mappe e manufatti, e abbiamo scoperto storie di viaggi avventurosi e poco noti che alcune donne rivoluzionarie hanno compiuto tra l’Ottocento e il Novecento. Ora queste storie sono divenute opere d’arte tessili grazie alle abili mani della Chanakya School of Craft fondata da Swali: vediamo negli spazi della biblioteca cinque mappe e due mappamondi che invitano a riflettere su geografie diverse. 

Di che viaggio parliamo? Questi craft-art celebrano sei viaggiatrici d’avanguardia: Elizabeth Bisland Wetmore (1861-1929), Annie (Londonderry) Cohen Kopchovsky (1870-1947), Elizabeth Cochrane (nota con lo pseudonimo di Nellie Bly) (1864-1922), Gertrude Bell (1868-1926), Agnes Smith Lewis (1843-1926) e Margaret Dunlop Gibson (1843-1920). Queste donne, con i loro viaggi, il loro amore per la conoscenza e le rappresentazioni creative umane, hanno sfidato apertamente le norme sociali e rimodellato le narrazioni culturali. 

Tra tutte, ci colpisce quella omaggiata nell’opera centrale, Femininity, the Trap (Femminilità, la Trappola, che prende il titolo da un articolo pubblicato nel ’47 dalla mitica femminista Simone de Beauvoir). Questa mappa stratificata con la forma di un corsetto rimanda alla storia di Annie Kopchovsky, la prima donna a fare il giro del mondo in bicicletta, la prima a togliersi pubblicamente il corsetto, in segno di protesta, la prima anche ad indossare i pantaloni, per essere più comoda. Ha avviato una rivoluzione nell’autonomia dell’abbigliamento femminile e nell’autorappresentazione delle donne che è stato dirompente (se non di più) quando la minigonna inventata da Mary Quant e indossata da Twiggy. 

EMPTY SPACE EXHIBITION © BIBLIOTECA APOSTOLICA VATICANA 13

A completare questa sezione della mostra ci sono pannelli ricamati, due mappamondi realizzati a mano e a un baule itinerante di abiti selezionati da Maria Grazia Chiuri e ispirati alle trasformazioni che i vestiti hanno subito durante il processo di progressiva liberazione dalla costruzione di corsetti, lacci, busti… 

I mappamondi sono vere opere d’arte: il primo, intitolato ​​Vasudhaiva Kutumbakam (in sanscrito “Il Mondo è un’unica famiglia”), celebra le tradizioni tessili del mondo, attraverso la rappresentazione fedele di 88 tecniche artigianali distinte, dal batik del su est asiatico al punto antico italiano al punto catenella egiziano. Il secondo, Antrik Vishwa (in sanscrito “Universo interiore”), riflette invece lo spirito della Chanakya School of Craft. 

Anche questa è una storia che merita di essere conosciuta: noi abbiamo imparato a conoscerla lo scorso anno, durante la Biennale di Venezia, quando Karishma Swali, che della scuola è fondatrice e anima, aveva presentato la mostra Cosmic Gardencome significativo evento collaterale della manifestazione. Karishma, in 25 anni di carriera passati anche in maison di lusso, poliglotta (parla anche italiano) e globetrotter cresciuta in una famiglia indiana abbiente e vicina alle idee filosofiche di Tagore, dalla fine degli anni Novanta è alla guida della casa tessile fondata dal padre.

A un certo punto capisce che tutto questo non le basta: osservando la situazione femminile del suo Paese, progetta una suola d’arte che insegni alle donne più fragili tecniche artigianali tradizionali che andavano scomparendo. Questo permette di preservare tecniche antiche e di offrire una professione (e un reddito economico) a donne spesso ai margini della società: negli anni la scuola si è aperta anche agli uomini e grazie anche al sostegno di Maria Grazia Chiuri è diventata protagonista nell’ideazione di progetti creativi che promuovono attivamente l’emancipazione femminile (con lavori firmati con l’artista Judy Chicago o Eva Jospin, ad esempio, e diverse collaborazioni alle sfilate di Dior). 

Abbiamo contattato Karishma Swali, che è già tornata al lavoro in India, per chiederle le sue impressioni su questo nuovo progetto in Vaticano: “Per questo progetto abbiamo lavorato come un collettivo, riunendo maestri artigiani e artigiane diplomate, ognuno dei quali ha contribuito con la propria esperienza a un linguaggio artigianale condiviso. Guidati da un accurato processo di progettazione, i ricami a linee sottili hanno catturato intricati dettagli cartografici, i tessuti stratificati hanno evocato la translucenza della pergamena e i maestri ricamatori hanno applicato sfumature sfumate per aggiungere profondità e dimensione – ci ha detto. Nel corso di questo processo, è risultato evidente che l’artigianato trascende la geografia: per andare avanti, dobbiamo guardare al passato e riflettere sul patrimonio per ispirare nuove avventure, nuove narrazioni e nuovi desideri di esplorare il mondo attraverso l’artigianato”.

E Jovanotti? 

In una combinazione che appare eccentrica e che invece è riuscitissima, una sezione della mostra è dedicata i tanti viaggi che Lorenzo Cherubini ha fatto nella sua vita: gli studenti e le studentesse della Chanakya School of Craft hanno collaborato con lui per creare di tre imponenti Toran (i tradizionali arazzi indiani).  Li troviamo esposti all’ingresso della Biblioteca Apostolica Vaticana e ci sembrano il perfetto benvenuto per questa mostra che abbatte le barriere e ri-disegna le geografie, un tema necessario in questo periodo. 

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