Andra Ursuţa vive e lavora a New York dal 2000 ed è principalmente conosciuta per le sue sculture seducenti e inquietanti
Le sue sculture prendono spunto sia da film d’azione e horror fantascientifico americani come Predator e la saga di Alien, sia da opere di artiste polacche ed estoni di generazioni precedenti alla sua come Alina Szapocznikow e Anu Põder.
Attingendo alla memoria, alla nostalgia, alla storia dell’arte e alla cultura popolare, mediante l’utilizzo di diversi media, l’artista trasforma oggetti e materiali di uso comune in sculture e installazioni evocative.
Andra Ursuţa fonde direttamente calchi di parti del proprio corpo con oggetti di uso quotidiano, rifiuti ed elementi di scena, combinando la tecnica tradzionale della cera persa con la scansione e stampa 3D.
Ha partecipato a diverse edizioni della Biennale di Venezia (2013, 2019 e 2022) e le sue opere sono attualmente esposte nella mostra collettiva ARS22: Living Encounters presso il Museum of Contemporary Art Kiasma a Helsinki, Finlandia.
Alcune di Andra Ursuţa
La donna semidistesa di Predators ‘R Us (2020) è parzialmente priva di parti del corpo e sviluppa insolite appendici come un paio di pantofole tentacoliformi ispirate all’alieno di Predator.
Da citare inoltre l’opera Impersonal Growth (2021), il cui fisico alieno della scultura è ispirato ai mostruosi xenoformi di Alien.
Nelle sue opere più recenti, tra le quali Phantom Mass e Therminal Figure, entrambe del 2021, il corpo è sempre più costretto nella sua posa.
Elementi come corsetti, fibbie e ossa si trasformano progressivamente nei componenti tecnici di un corpo cyborg in continuo mutamento.
Dal punto di vista concettuale, le sculture di Ursuța contengono un insieme di riferimenti culturali che vanno dal rock-n-roll ai culti salutistici.
É stata definita da Roberta Smith e da Hettieh Judah, rispettivamente del The New York Times e Frieze “…una maestra dei materiali, dell’artigianato, della forma, del commento politico, della storia recente, dell’intuizione magica e del potere scultoreo” per la sua capacità di intrecciare il visivo insieme al concettuale.
L’opera “Vanilla Isis” di Andra Ursuţa
Opera rilevante della sua ricerca artistica è Vanilla Isis del 2018, la quale getta uno sguardo irriverente sugli estremismi veri e finti che si manifestano nei contesti più disparati come i gruppi terroristici e le sottoculture giovanili.
Basandosi sull’analisi delle strategie comunicative dello Stato Islamico, la mostra esamina come le tendenza estetiche migrino e vengano trasformate o sfruttate con effetti strani e inquietanti.
Prendendo spunto dall’immaginario utilizzato dall’Isis per attirare i seguaci, le opere in mostra esplorano il mix tra propaganda, seduzione e atteggiamento machista che costituisce il linguaggio di reclutamento utilizzato dall’organizzazione jihadista per parlare al pubblico straniero.