Ravo Mattoni dalla street art all’AI. Al Castello di Masnago

Fino al 28 luglio, al Castello di Masnago (VA) è possibile visitare la prima mostra museale di  Andrea Ravo Mattoni “Img2img – Pittura, copia e Intelligenza Artificiale”. Il termine img2img, come spiega l’artista stesso, “si utilizza per le intelligenze artificiali quando si inserisce un’immagine, si dà una descrizione di cambiamento e ne fuori esce un’altra immagine appunto cambiata, è un termine tecnico”.  Si parla tanto di Text-to-image, ma in questo caso ci si riferisce al Image-to-image (dove 2 sta per to in inglese).

Andrea Ravo Mattoni è uno street artist noto per la sua abilità nel riprodurre capolavori dell’arte classica utilizzando la vernice spray. Tramite i suoi murales, le opere iconiche di artisti rinomati come Caravaggio, Vermeer e Raffaello entrano negli spazi pubblici, fondendo la grandiosità dell’arte classica con la modernità degli ambienti urbani. Il lavoro di Mattoni mette spesso in risalto la bellezza senza tempo e la rilevanza di questi capolavori, rendendo l’arte più accessibile al grande pubblico. Il suo approccio si caratterizza per un’attenzione meticolosa ai dettagli e un profondo rispetto per le opere originali, aggiungendo al contempo un tocco contemporaneo.

Una mostra tripartita dunque, dove i pilastri sono rappresentati dal concetto di copia (come abbiamo appena visto), di pittura (nel suo caso, con le bombolette spray) e last but not least, l’Intelligenza Artificiale. Questa “nuova” tecnologia, spiega l’artista, è nata a livello teorico negli  anni ’70 però, a livello pratico, negli ultimi due anni è stata utilizzata ed è accessibile a tutti, diventando pop. Le sue opere sono  “basata su immagini che ho creato con una mia intelligenza artificiale che ho fondato, creato, nutrito con vari modelli. Qui miscelandoli ne sono scaturite delle immagini che compongono tutta questa esposizione che è composta di sette sale”. 

Le opere che compongono la mostra allestite nelle sale del Castello sono perfettamente in  dialogo con gli affreschi quattrocenteschi e con un’opera della collezione permanente: Sera  d’autunno o Valpozzo di Pellizza da Volpedo (1903). Il confronto con questa tela si trova nella Sala dei paesaggi: perfettamente in linea con la tradizione classica non poteva mancare una sezione dedicata.  

Vengono qui proposte due opere realizzate a spray ed una miniatura sulla pietra paesina dipinta ad acrilico. Ravo riprende pochi elementi caratteristici, la linea dell’orizzonte che divide il cielo dalla terra e che diventa sfondo di un’esplosione generata dall’AI. A primo impatto forse contrastanti ma sebbene distanti mostrano una volontà di far emergere un dialogo evidente, uno spunto di riflessione: il paesaggio diventa sfondo, non è più solo pittura ma immagine. 

Le prime sale (dei riflessi e delle copie) si pongono come punto di partenza, vengono messi  a fuoco gli elementi da cui partire per sviluppare il suo nuovo elaborato linguaggio. Riprodurre per replicare, per diffondere un’immagine che si sta perdendo. A volte le copie sono distorsioni, riferimenti manieristici rimandano ad immagini che ricordano come gli artisti manieristi rompessero con le proporzioni e le prospettive rinascimentali, lasciando spazio a composizioni alterate, figure allungate e pose snaturate, creando un linguaggio visivo complesso. “È questo riferimento che ci ricorda lo specchio montato sulla struttura che attende chi entra la stanza e che distorce il dipinto più grande, quello di due donne in abiti  classicheggianti sedute di fronte ad una sfera di vetro tonda come il mondo”. 

Nelle sale successive questi elementi si mescolano e la combinazione di tradizione ed  innovazione dà così via ad un nuovo immaginario e ad un inedito linguaggio artistico.  Le immagini generate dall’AI, la pittura dei maestri come Pellizza da Volpedo, le fotografie e l’illustrazione giapponese portano alla creazione di un mondo fatto di nuove immagini, dove tutto interagisce perfettamente (anche nel contesto del Castello), come ad esempio due ritratti di ragazze di un anime inventato dall’AI che campeggiano in primo piano su uno  sfondo ispirato al Rinascimento. 

C’è poi anche la composizione sonora di Andrea La Pietra, anch’essa generata dall’aiuto  della macchina, volutamente con un ritmo che inciampa

Nasce un nuovo universo creato dal pittore in cui fotografia, arte, intelligenza artificiale,  video pittura e tutto ciò che è immagine collassa a creare un nuovo fragile universo”. Anche l’AI commette errori e ne è testimonianza l’immagine in cui la modella manga presenta un braccio di troppo.  

Molte riflessioni possono nascere a partire da questa mostra. Sicuramente l’idea di non porsi limiti, di continuare a dare vita a nuove possibilità di rappresentazione, che sono infinite, è  solo il principio. Ogni limite superato, ogni nuova possibilità esplorata, ci porta più vicini  alla comprensione del mondo che ci circonda e di tutte le novità che prendono forma in ogni campo. Il superamento dei limiti non è solo un’aspirazione, ma un invito costante a espandere i confini del possibile, a immaginare e realizzare mondi nuovi.

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