Leonardo e il disegno della discordia, parla Pietro Marani: “Autentico, ma non vale 10 milioni”

Un disegno certamente da attribuire a Leonardo, almeno nella prima stesura non ripassata, ma un disegno tutto sommato molto piccolo (13 per 19 centimetri), “pasticciato, maciullato, non bello, proprio per niente”. Ergo: “Non vale assolutamente la pena di spendere tutti quei soldi” per acquisire un’operetta del genio di Vinci da parte dello Stato italiano, “tanto più che l’Italia ha già disegni leonardeschi molto belli e senz’altro una somma del genere (dieci milioni di euro, ndr) sarebbe da impiegare per restauri di beni artistici, storici, archeologici nel nostro Paese”. 

È questo il netto parere, di competenza tecnica e di declinazione morale, di Pietro Marani, preclaro storico nazionale dell’arte leonardesca – e non solo –, che ha anche avuto nei giorni scorsi scambi scritti e verbali con il sottosegretario alla cultura Vittorio Sgarbi sulla controversa materia sollevata dall’oscuro medico pensionato francese, che ha tirato fuori dai cassetti di famiglia il bozzetto vinciano per uno studio del San Sebastiano.

La questione è delicata, a quanto pare: il proprietario ha addirittura rifiutato un’offerta già stellare, il governo italiano ha fatto sapere di volere valutare un’offerta, con la riserva tuttavia opposta, al proprio interno, dal sottosegretario Sgarbi. Come la mettiamo?

“Il disegno non è falso, tanto per cominciare, ne ho parlato con Sgarbi, è buono, certamente, a parte lo stato di conservazione sbrindellato, mancano gli angoli, c’erano dei timbri di collezione che sono stati strappati o tirati via”.

In ogni caso è pur sempre di mano certa…

“Ma sì, per quello che ho potuto vedere sul web, dove sono pubblicate due immagini molto nitide, sebbene andrebbe senz’altro visto l’originale, che fornisce sempre molti elementi in più, è tuttavia abbastanza chiaro che il disegno in origine è stato eseguito a matita nera, o gessetto nero più probabilmente, poi ripassato con inchiostro seppia chiaro e poi ulteriormente ripassato con inchiostro più scuro a linea continua”.

E il procedimento corrisponde alle tecniche leonardesche? 

“Sì, anche se appare molto strano l’effetto finale, dal momento che Leonardo la ripassata in genere la dava quando aveva deciso qual era la soluzione finale. Qui il problema è che sono state ripassate quattro volte le gambe. Non la testa – che è bella – né i capelli e nemmeno le montagne del paesaggio retrostante”.

Dunque che cosa poterebbe essere successo?

“Che Leonardo – o forse qualcun altro – ha ripassato con linea continua a inchiostro seppia, ma è strano che la ripassata riguardi le gambe flesse, piegate, stese. Ne risulta una figura mostruosa con quattro gambe e qui nascono i dubbi sull’autografia, ma appunto può essere che la ripassata sia stata fatta da qualcun altro o in due tempi”.

Nessun dubbio invece sul gessetto nero del primo strato, sicuramente di Leonardo…

“Sotto il seppia chiaro c’è sicuramente la sua mano, e anche il paesaggio è a linea leggera come lo disegnava Leonardo tra gli anni fiorentini e gli anni milanesi, e poi soprattutto fa fede il verso dell’opera, dove si trovano due schemi disegnati, due diagrammi di ottica e due annotazioni dell’artista, una delle quali sbarrata e ripetuta più sotto, in forma frammentaria perché il foglio è lacerato, ma parla di un progetto di illuminazione di una parete”.

Insomma, la firma è di Leonardo, ma il disegno in questione trova corrispondenze con altri esempi certamente attribuiti?

“Ci sono almeno altri due disegni di Leonardo dello stesso tipo: uno alla Kunsthalle di Amburgo, un disegno di un San Sebastiano a linea giovanile che potrebbe essere anche simile a quello della prima stesura di quello in oggetto e poi ce n’è un altro a Windsor, più tardo, dove vediamo una figura incatenata a colonna che sembra un San Sebastiano, ma probabilmente è uno dei prigioni per il monumento Trivulzio, e poi ce n’è un altro ancora a Bayonne, ma è più somigliante la testa di Windsor a questo disegno francese”.

Se ne deduce che l’operetta è chiaramente attribuibile ma è stata altrettanto chiaramente rovinata, resa poco interessante…

“È possibile che questo disegno sia stato nelle mani di uno degli allievi, che possono averci messo mano cambiando la posizione delle gambe, utilizzando modelli leonardeschi, ma non solo leonardeschi. La testa è bella, concordante con altri esempi del maestro, ma il resto è un pasticcio, non è un bel disegno, è quello che Kenneth Clark avrebbe definito uno dei bad drawings di Leonardo, anche perché poi non ci sarebbe stata ragione di ripassarlo, se fosse stato chiaro e nitido”.

Pare di capire che stiamo parlando di un inedito un poco sopravalutato.

“Il valore dato al disegno è spropositato. Non esiste che un disegno così, brutto anche se di Leonardo, possa valere dieci milioni di euro o quindici milioni di dollari”.

A questo punto pare anche chiara la ragione per cui la Francia abbia rinunciato all’offerta.

“Esatto, anche perché la Francia ha disegni al Louvre molto più belli, e noi pure, e quindi dico che piuttosto che buttare via tutti questi soldi per un piccolo disegno mal fatto sarebbe meglio dedicare questi fondi al restauro o alla manutenzione degli altri nostri beni artistici e storici o archeologici”.

Senza dire che c’è anche di mezzo tutto l’inghippo sulla prelazione, l’esportazione dell’opera.

“Ma certo, non so come il governo italiano possa fare l’operazione, perché per fare una prelazione occorre che l’opera sia in Italia e invece è in Francia. Poi il proprietario già ha rifiutato un’offerta di 10 milioni di dollari, la Francia ha eccepito sulla legittimità della provenienza e il nostro ministero non so su quali pareri si basi e comunque si presuppone una trattativa privata tra lo stato e questo cittadino francese”.

In definitiva, meglio lasciare perdere…

“Direi proprio di sì”.

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