“Banksy a Londra: nuove opere rubate o vandalizzate, un enigma urbano fragile alla mercé dell’ambiguità tra arte e reato”

Il mondo dell’arte urbana, vibrante e estroverso come i colori che sovente la rappresentano, non è esente da polemiche e controversie. Tra le strade di Londra, le mostre a cielo aperto del geniale e soggettivamente perturbante Banksy subiscono una dura battuta d’arresto. Tra furti e vandalizzazioni, le creazioni di questo artista, vero tesoro da tutelare e preservare, resistono a stento alla mercé di un ambiente a volte crudo e incombente.

L’esperto dell’artista britannico, Stefano Antonelli, rileva e riporta con amarezza questo dato in un post su Instagram. “Bilancio negativo,” afferma, a commento delle nuove creature artistiche di Banksy nate in seno alla città londinese e che, purtroppo, pare abbiano fatto un brutto fine. Il lupo, un raffinato disegno apparso in una parabola della televisione, è stato sottratto al suo naturale contesto: esso è oggetto di un’enciclopedia di indagini della polizia, che sta cercando di individuare i responsabili ripresi dalle telecamere di sicurezza.

Altre opere non sono riuscite a sfuggire allo stesso, triste destino dimenticato sul selciato. La capra è stata messa sotto perspex, quasi come una conserva artistica. Le telecamere cercano i volti allibiti, ma non vi è, per ora, conclusione. Aspettative puntate, invece, sulla coppia di elefanti, il cui straordinario fascino è stato compromesso dalla mano vandalica e irrespettosa di qualcuno. Tra colori e linee spezzate, un’opera che potrebbe aver detto tanto è stata ridotta al silenzio.

A resistere, per ora, solo i pellicani e le scimmiette del London Zoo, creature grafiche aggrappate alla vita urbana, pronte a combattere per non soccombere all’anomia della strada. Nonostante sia impossibile predire quale sarà il their destino, ciò di cui dobbiamo rendere conto è la continua fragilità di quest’arte, che avanza per strade trafficate, esposta a una miriade di intemperanze, fragilità che alterna il trionfo dello stupore all’erodere di un instantaneo oblio.

Le opere di Banksy si nutrono di questo genere di fragilità, desiderando insieme abbracciare la spontaneità dell’arte di strada e le sue oscillazioni, e lanciare un appello all’impegno più approfondito nel proteggere tali espressioni artistiche. Un obiettivo non facile da raggiungere, visto il delicato equilibrio tra l’accettazione delle dinamiche dell’arte urbana e il tentativo di sottrarre queste opere alla loro inevitabile sorte.

Quello che queste vicende ci ricordano è quanto la linea di confine tra arte e vandalismo possa essere sottile e, spesso, arbitraria. Banksy, con le sue opere, invita a una riflessione più intensa e ponderata su cosa realmente significhi l’arte urbana e su come gestire la sua intrinseca volatilità.

La situazione a Londra è emblematica di come un’opera d’arte pubblica possa inaspettatamente trasformarsi in un bersaglio per i vandali o diventare un oggetto preda di furti, con la conseguente perdita del messaggio e del significato che l’artista voleva trasmettere.

Da qui l’importanza di un dialogo aperto e costante tra artisti, cittadini, istituzioni ed esperti dell’arte. Un dialogo che aiuti a sviluppare strategie per garantire, per quanto possibile, la salvaguardia di queste preziose espressioni culturali di strada, pur rispettando il loro spirito fondante di libertà e improvvisazione.

Resta il fatto che, come ci insegna Banksy, l’arte di strada resta pur sempre un’enigma inscindibile dal contesto urbano e sociale, capace, a sua volta, di generare riflessioni, turbare coscienze e dare spazio a una continua, necessaria e vitale discussione sulla definizione stessa di arte.

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