A Reggio Emilia David Tremlett interviene su un ex mangimificio (e presenta una sua personale)

Cosa porta un artista a legarsi a un luogo? Cosa distingue un viaggio da un’esperienza mistica? La risposta di David Tremlett é insita nella sua pratica artistica: una miscela ben diluita tra esplorazione e flânerie, che delinea un approccio espressivo libero da codici prestabiliti e aperto all’imprevedibile.

L’artista britannico trova a Reggio Emilia l’occasione di entrare ancora una volta in connessione con una comunità e un territorio attraverso la mediazione della Fondazione Palazzo Magnani che, come ente non profit comunale, promuove dal 2010 l’arte e la cultura con mostre e attività interdisciplinari e laboratoriali. Il direttore della Fondazione Davide Zanichelli presenta i due nuovi progetti dell’artista affiancato dalle istituzioni locali, che hanno contribuito alla sua realizzazione: il primo intervento, The Organ Pipe, agisce su un’architettura pubblica in fase di riqualificazione, mentre il secondo, Another Step, é una retrospettiva inedita curata da Marina Dacci che raccoglie un corpus di una settantina di opere dal 1969 ad oggi.

THE ORGAN PIPES citare The Organ Pipes 2024 Installazione permanente Permanent installation Reggio Emilia Ex Caffarri Courtesy dellartista of the artist © Lorenzo Palmieri

In questa duplice occasione, David Tremlett condivide la sua filosofia etica ed estetica con la città, trovando nei suoi spazi ispirazione futura e contemplazione del passato; il lavoro sinergico delle istituzioni porta alla realizzazione di un progetto unitario, ideato e vissuto attivamente nel segno dell’arte e della socialità. 

Da anni Reggio Emilia investe nell’arte contemporanea come strumento di riqualificazione urbana e linguaggio di coesione e inclusione sociale: dopo aver ospitato artisti del calibro di Robert Morris, Sol LeWitt, Luciano Fabro e Joan Foncuberta, l’invito rivolto a David Tremlett è orientato a lasciare un segno permanente al complesso dell’ex mangimificio Caffarri, parte integrante del polo tecnologico e culturale che oggi comprende il Polo dell’Innovazione Tecnologica (le ex Officine Reggiane) e le sedi di attività educative come la Fondazione Reggio Children, il Centro Teatrale MaMiMó e Reggiana Boxe.

Fin dagli anni Ottanta Tremlett stringe con l’Italia un legame particolare, prima con mostre diffuse sul territorio e in seguito, dagli anni Novanta, con interventi su architetture esistenti e fatiscenti, solitamente caratterizzate da funzioni sociali come ospedali, chiese o penitenziari. “In che modo sperimenti uno spazio quando ci entri? Lo respiri…”(David Tremlett)

The Organ Pipe è un’opera che si potrebbe dire piú intellettuale che operativa e il titolo scelto dall’autore ne è la conferma: l’attrazione irrazionale provata alla vista di 13 tubi d’acciaio che si innalzano per metri al cielo ha portato Tremlett a ricercarne l’origine: “Ho realizzato che quando entro in una cattedrale o in una chiesa posso vedere le canne d’organo che salgono lungo le pareti insieme al suono”.

THE ORGAN PIPES citare: The Organ Pipes, 2024, Installazione permanente / Permanent installation, Reggio Emilia, Ex Caffarri Courtesy dell’artista / of the artist, © Lorenzo Palmieri

Forma, colore e suono diventano ingredienti di una sola ricetta e il dinamismo dato dalle tonalità cromatiche scelte, in un crescere e decrescere costante, si intona perfettamente con il ritmo musicale suggerito dalla cacofonia di tubi e linee intrecciate, proprio come in un organo. Ció che stupisce è la sensibilità con cui l’arte rimane sul confine del passato senza mai valicarlo, in un processo di rispetto e rivalutazione che dona nuove estetiche e funzioni a ció che era, senza cancellarne l’intima identità.

L’intervento non si ferma alla tangibilità estetica, ampliando la sua portata e influenza sul contesto in cui è inserito e cercando una chiave di dialogo con esso: la vocazione educativa del polo in cui l’ex Caffarri è inserito, invita a leggere l’intervento come esperienza culturale e formativa di grande valore per le nuove generazioni. È per questo motivo che la Fondazione Magnani supporta il progetto Tremlett Line realizzato dagli studenti del Liceo Artistico G. Chierici, un percorso che collega fisicamente e idealmente il quartiere di Santa Croce, dove si posiziona la prima opera, ai Chiostri di San Pietro, sede della mostra.

HE ORGAN PIPES citare The Organ Pipes 2024 Installazione permanente Permanent installation Reggio Emilia Ex Caffarri Courtesy dellartista of the artist © Lorenzo Palmieri

Proseguendo idealmente su questa linea immaginaria si giunge all’esposizione Another Step, avvolti nell’eleganza dei Chiostri di San Pietro; il luogo scelto rispecchia la volontà curatoriale di confrontarsi con uno spazio che nel tempo ha assunto valenze disparate, portando con sé ricchezza storica e architettonica, per proporre un allestimento che potesse essere coerente con il contesto ma in un qualche modo sfidare disposizioni e interpretazioni canoniche. 

“Il viaggio di Tremlett può diventare il viaggio del visitatore che guarda coi suoi occhi, entra nello spazio con il suo sguardo e entra nella sua mente sulla sua visione e sul processo di produzione del lavoro” Marina Dacci

Il display progettato dallo stesso artista mette in discussione gli allestimenti piú tradizionali per aprirsi a nuove sperimentazioni architettoniche e sensoriali. L’experience offerta al visitatore è al centro del concept espositivo: il pubblico viene messo in condizione non solo di apprezzare e fruire le opere in mostra, ma di condividere in tempo reale il viaggio fisico e mentale dell’artista grazie a un design ad hoc per ogni singola sala. La molteplicità di piani semantici si esprime attraverso la pluralità prospettica, che enfatizza le nostre propensioni sensoriali vivendo cosí le superfici al massimo della loro espressione. 

Marina Dacci cura questa retrospettiva partendo dallo studio dell’archivio londinese di Tremlett, un’avventura che può essere raccontata e definita da alcune keywords: viaggio, architettura, manualità, linguaggi. Una mostra come percorso esperienziale e non come fruizione di singoli artefatti“, cosí definisce il percorso espositivo la curatrice Marina Dacci, la quale effettua uno studio integrato dell’opera di Tremlett: da un lato si affida alla ricerca archivistica, che porta alla luce opere mai esposte prima e dall’altro crea un’esperienza condivisa, nella quale il pubblico possa immedesimarsi nel viaggio dell’artista e scoprirsi aperto al cambiamento e alla scoperta. 

THE ORGAN PIPES citare: The Organ Pipes, 2024, Installazione permanente / Permanent installation, Reggio Emilia, Ex Caffarri Courtesy dell’artista / of the artist, © Lorenzo Palmieri

L’allestimento è volutamente fedele ai valori cardine del lavoro dell’artista, che diventano immediatamente valori guida per imparare a conoscere e comprendere la sua opera: geografie visive parlano attraverso linguaggi letterali, sonori e segnici, linguaggi che portano il visitatore a dubitare del confine tra sé stesso e l’esperienza che vede rappresentata, accettando l’immersione e l’apertura stimolate da questa esposizione. 

“Ho vissuto questa mostra come un’iniziazione. Mettere il visitatore nelle condizioni di vivere nella testa e nell’approcci che ha avuto l’artista, di identificarsi con l’artista nel percorso della sua elaborazione artistica, ma anche, come in uno specchio, cercare dentro di sé una lettura che consenta di rivedere le proprie forme di pensiero Marina Dacci.

L’esposizione è inoltre fruibile in un podcast lanciato per l’occasione in cui la voce della curatrice guida il pubblico nell’esplorazione delle otto sale, supportandone l’interpretazione e la comprensione. Davide Tremlett lascia un’eredità permanente con Interno, un wall drawing realizzato nella Sala delle Colonne al termine del percorso espositivo: qui è visibile il potere scultoreo del disegno che l’artista rivendica anche nelle sue opere: la tridimensionalità evocata dalle sfumature cromatiche e dalle linee naturali della conca architettonica rende la nicchia un portale verso l’altrove. 

Tremlett continua un viaggio mai terminato, portando con sé le memorie del passato, con gli insegnamenti dell’esperienza, e proponendo una visione futura di ció che non ha piú un’identità.  

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