Da sempre, il rapporto tra l’uomo e l’arte è un dialogo silenzioso, carico di significati, intuizioni e riflessi. Alex Trusty, fotografo dall’occhio attento e profondamente curioso, trasforma questo scambio in una narrazione visiva unica, dove l’osservatore diventa parte dell’opera stessa. La sua mostra Contemporary Museum Watching, dal 16 novembre 2024 alle Collezioni Comunali d’Arte di Bologna, è un omaggio potente e incalzante al processo artistico e alla fruizione dell’arte, un progetto che incornicia lo spettatore come protagonista e lo museo come scenografia viva.
In questa esposizione, che raccoglie oltre 50 scatti selezionati da un corpus di circa 25.000 fotografie realizzate in quasi dieci anni, Trusty rivela ciò che spesso sfugge agli occhi dei visitatori. Non sono le opere stesse a essere il cuore del suo lavoro, ma le persone che le contemplano, interagendo con esse e lasciandosi attraversare dal loro potere evocativo. È un’arte nell’arte, un gioco di rimandi che cattura la relazione tra chi guarda e ciò che è guardato, come in uno specchio frammentato in cui realtà e rappresentazione si confondono.
Il fotografo si muove con discrezione nelle sale museali di tutto il mondo, da Milano a New York, da Parigi a Taipei. Ogni museo è per lui un palcoscenico, e ogni spettatore un attore inconsapevole. In questo dialogo tra pubblico e opera d’arte, Trusty trova i momenti più intimi e rivelatori: un cane al guinzaglio che sembra fissare gli affreschi di Carracci, una ragazza che diventa parte della Grande Jatte di Georges Seurat, o una donna sospesa in un incontro inquietante con un nudo al Ludwig Museum di Colonia. Ogni scatto è una storia che si scrive tra l’opera e l’osservatore, ma soprattutto un invito a riflettere su ciò che accade quando ci mettiamo davanti all’arte.
“Il rapporto uomo-opera d’arte è cambiato,” spiega Trusty, “non c’è più quella soggezione tipica del passato. Al suo posto c’è un’interazione nuova, libera, che volevo documentare e interpretare.” Da questa intuizione nasce il progetto Contemporary Museum Watching. L’obiettivo di Trusty non è quello di catturare un momento perfetto, ma di esplorare come l’arte viva attraverso lo sguardo di chi la contempla. Lo spettatore diventa opera, in una sorta di scambio alchemico che crea un’armonia di forme, colori e significati.
E poi ci sono i musei stessi, protagonisti silenziosi ma essenziali. Le architetture, i corridoi, le luci, gli spazi espositivi: tutto diventa parte del racconto. Nel celebre scatto del Centre Pompidou di Parigi, la struttura in vetro e acciaio si trasforma in un’opera d’arte che si sovrappone alla visione dello spettatore, amplificando il gioco di trasparenze e riflessi. In ogni immagine di Trusty, il museo non è mai solo il contenitore dell’arte, ma un’entità viva che dialoga con il visitatore, influenzandone la percezione e l’esperienza.
Ma ciò che rende questo progetto così intenso è la capacità di Trusty di farci riflettere su ciò che accade nel momento in cui ci fermiamo davanti a un’opera. È lì che avviene la magia: lo spettatore si perde nell’opera e, al contempo, vi si specchia. Come notava il grande Elliott Erwitt, la fotografia ha il potere di trasformare l’osservazione in un’arte; Trusty prende questa lezione e la amplia, catturando non solo ciò che vede, ma ciò che accade dentro e intorno a quell’istante.
Le immagini di Contemporary Museum Watching non sono mai statiche: ogni scatto pulsa di vita, di movimento, di storie appena sussurrate. Trusty gioca con il tempo, fermando l’attimo in cui lo spettatore diventa tutt’uno con ciò che osserva, come in una “trappola ottica” che intrappola chi guarda dentro l’opera stessa. La fotografia si fa specchio e finestra, riflettendo l’intimità di un momento e al contempo aprendo mondi.
In questa tensione tra soggetto e oggetto, tra chi guarda e chi è guardato, si nasconde la forza narrativa di Trusty. È un fotografo che non si limita a documentare, ma che si immerge nella dimensione simbolica del rapporto tra uomo e arte. La sua abilità tecnica e la sua sensibilità lo rendono un narratore silenzioso ma potente, capace di catturare l’invisibile e renderlo visibile, di raccontare il visibile e renderlo poetico.