Nebula. A Venezia 8 installazioni indagano l’ambiguità della percezione

by Rebecca Canavesi

Fino al 24 novembre la Fondazione In Between Art Film presenta all’interno del Complesso dell’Ospedaletto di Venezia la mostra Nebula, a cura di Alessandro Rabottini e Leonardo Bigazzi.

La collettiva espone 8 videoinstallazioni site-specific commissionate e prodotte dalla Fondazione a 8 artisti (in ordine di apparizione): Basir Mahmood, Ari Benjamin Meyers, Christian Nyampeta, Giorgio Andreotta Calò, Basel Abbas e Ruanne Abou-Rahme, Cinthia Marcelle e Tiago Mata Machado, Saodat Ismailova e Diego Marcon.

L’esposizione indaga la condizione umana, e postumana, di ambiguità percettiva. Dal latino Nebula, traducibile come nuvola o nebbia, è metafora di una visione offuscata, che non permette di cogliere gli effettivi contorni del reale. Lo stato di straniamento e il rischio di cadere in errore sono situazioni tipiche dell’essere umano – e dell’essere umani -, esasperate dagli stati sociali e dalle evoluzioni tecnologiche.

Basel Abbas e Ruanne Abou Rahme Until we became fire and fire us 2023in corso in Nebula Fondazione In Between Art Film presso Complesso dellOspedaletto Venezia 2024 Courtesy degli artisti e Fondazione In Between Art Film Foto Lorenzo Palmieri

Nebula, allora, esplora la distanza tra ciò che si vede, ciò che si percepisce e ciò che è. Un contrasto tra percezione e realtà che rivela pregiudizi e stereotipi. Lo spettatore è messo davanti a narrazioni parziali e ambigue che lasciano trapelare credenze e inevitabilmente errori.

Brown Bodies in an Open Landscape are Often Migrating (Basir Mahmood, 2024) apre la mostra nella Chiesa di Santa Maria dei Derelitti. Il video presenta le esperienze diasporiche di migranti attraverso video amatoriali e riprese professionali di una troupe invitata dall’artista nella sua città natale, Lahore. Basir Mahmood sceglie di rimettere in scena le difficoltà incontrate dai migranti attraverso associazioni di immagini, grazie allo strumento del montaggio. I rimandi visuali giocano con le possibilità del cinema in una myse en abyme ambigua tra chi vive e chi assiste.

Il video Marshall Allen, 99, Astronaut (Ari Benjamin Meyers, 2024) mostra il musicista di free jazz nella sua abitazione. Qui interpreta una composizione per sassofono che permette di accostare l’individuo all’universo, attraverso la musica e i simboli propri di Marshall Allen. Ancora una volta l’immagine è enigmatica nel suo porsi tra realismo documentaristico e finzione utopica.

Christian Nyampeta in When Rain Clouds Gather (2024) presenta una situazione immaginaria, un dialogo tra amici a proposito di inconvenienti quotidiani. L’ambiguità del video si rivela nel paradosso tra la superficialità dei temi affrontati e il peso delle modalità dialettiche utilizzate, ispirate da scrittori neri e africani e dalle loro opere. Ne risultano frasi fatte e commenti ipocriti dalla prospettiva privilegiata e protetta dei protagonisti, in contrasto con una realtà esterna disastrata e violenta.

Giorgio Andreotta Calò Nebula 2024 in Nebula Fondazione In Between Art Film presso Complesso dellOspedaletto Venezia 2024 Courtesy dellartista e Fondazione In Between Art Film Foto Lorenzo Palmieri

La mostra prosegue con Nebula di Giorgio Andreotta Calò (2024). Soggetto dell’opera è una pecora che, ripresa negli spazi del Complesso dell’Ospedaletto deserti, vaga in un’atmosfera sospesa tra sogno e realtà.

Basel Abbas e Ruanne Abou Rahme Until we became fire and fire us 2023in corso in Nebula Fondazione In Between Art Film presso Complesso dellOspedaletto Venezia 2024 Courtesy degli artisti e Fondazione In Between Art Film Foto Lorenzo Palmieri

Al piano superiore Until we became fire and fire us (Basel Abbas e Ruanne Abou-Rahme, 2023) indaga forme passate e presenti di espropriazione di territorio e popolo palestinese.  Video e poesie raccontano di una resistenza all’eliminazione, il tentativo di sopravvivere a un oblio imposto. Per opporsi a questa condizione gli artisti propongono un’identificazione nelle piante e nella natura palestinese, mostrando il confine sottile tra visibile e invisibile, tra esistere e sparire.

I temi della sparizione, della memoria e dell’espropriazione sono presenti anche in Acumulação Primitiva (Cinthia Marcelle e Tiago Mata Machado, 2024). Le conseguenze di colonialismo e capitalismo, di disumanizzazione e resistenza, vengono raccontate in scene allegoriche.

Saodat Ismailova Melted into the Sun 2024 in Nebula Fondazione In Between Art Film presso Complesso dellOspedaletto Venezia 2024 Courtesy dellartista e Fondazione In Between Art Film Foto Lorenzo Palmieri

Melted into the sun (Saodat Ismailova, 2024) si ispira al “Velato”, Al-Muqanna, tintore di tessuti e guida spirituale dell’ottavo secolo. L’ambiguità del video si ritrova nella figura del mistico, nei simboli ma anche nelle immagini che fondono passato e presente. L’opera, porta a riflettere sull’illusione e sulla demagogia.

La mostra si conclude con Fritz (Diego Marcon, 2024). In un loop infinito di realtà e finzione, l’opera è un’animazione tra il fiabesco e il grottesco. L’imprevedibilità dei comportamenti del protagonista crea una distorsione nella percezione, esasperando i dubbi dello spettatore.

Ogni videoinstallazione mostra un frammento che ricerca l’intero nell’interpretazione dello spettatore. Nebula gioca con le possibilità del video e della fruizione, lasciando spazio a decodificazioni e traduzioni personali che presuppongono necessariamente anche l’errore. Una visione parziale accentua il senso della prospettiva ma anche il rischio di ingannarsi e illudersi davanti a ciò che non si conosce. L’ambiguità consente, da un lato l’esplorazione di una condizione di disorientamento, dall’altra l’ammissione di una limitatezza umana.

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