David Hockney reinterpreta la sua pittura e lo fa con un iPad
Finalmente arriva anche in Italia il libro “L’arrivo della primavera, Normandia” che raccoglie i dipinti su iPad di David Hockney. Il volume è pubblicato da L’Ippocampo, casa editrice molto attiva in libri d’arte e non solo, con l’introduzione del celebre scrittore William Boyd e un’imperdibile conversazione tra l’artista e Edith Devaney.
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Mentre a Marzo 2020 la pandemia ci obbligava a reinventare le nostre quotidianità in lockdown, David Hockney trovandosi in Normandia si è messo ad aspettare la primavera preparandosi a dipingerla, da vero artista, come aveva fatto anni prima in Yorkshire.
“Non ricevere visite è stato un vantaggio per me” racconta nel libro ripensando al periodo di isolamento “Non potevamo andare al ristorante perché erano tutti chiusi, ma potevamo benissimo mangiare qui. Procedevamo al meglio” afferma convintamente nell’intervista che introduce le sue opere. Questa non è la prima volta che Hockney si cimenta in un soggetto cui molti artisti si sono dedicati, la particolarità è che ancora una volta, nonostante le sue 84 primavere, David Hockney ha reinventato questo soggetto usando il suo iPad e l’app Brushes.
IL LIBRO
Il libro infatti contiene 116 dipinti di quella che viene definita “pittura su schermo”. Come scrive William Boyd “nonostante i progressi raggiunti dallo strumento, l’immagine su schermo non riuscirà mai a riprodurre tutte le sfumature e le suggestioni della pittura su tela, o la vasta gamma di soluzioni grafiche consentite dal pennello. E nemmeno ce n’è bisogno.
Il mezzo determina il metodo, e la forza incisiva di questi quadri digitali fornisce piaceri estetici del tutto propri”. Nessuno può dare torto a Boyd e se si associa la primavera alla Normandia è impossibile non pensare a Monet che visse a Giverny per 40 anni. Come dice lo stesso Hockney pensando all’accumulo di vedute nelle 40 estati, nei 40 inverni e nelle 40 primavere e depositate nella mente di Monet in Normandia “sono certo che Monet era emozionato ogni giorno della sua vita, ed è così che ha dipinto”.
Sarebbe bello pensare che vale anche per noi quello che è successo a Monet. L’accumulo di opere di cui inondiamo i nostri occhi, quando andiamo nei musei, o sfogliando libri come quello di Hockney o con la loro presenza sui feed dei social network, può aiutarci a riscoprire l’importanza dell’arte nelle nostre vite. “L’arte ha il potere di intensificare le nostre emozioni, e ci viene in soccorso oltre a stimolarci, informarci e, soprattutto, allietarci” scrive Rebecca Salter della Royal Academy of Art nell’introduzione al libro di Hockney.
È sicuramente solo una coincidenza che questo libro in Italia venga pubblicato mentre la guerra devasta la vita di molti europei. Ma è proprio in questi momenti che forse cerchiamo disperatamente coincidenze, segnali e messaggi di speranza. Siamo stati in molti a chiederci come avrebbe influito la pandemia sul lavoro degli artisti e ora come non chiedersi in che modo la guerra e la devastazione influenzeranno la ricerca artistica?
David Hockney non è solamente un celebre e quotato pittore contemporaneo, ma un vero e proprio intellettuale.
Per chi ha letto la sua “Una storia delle immagini” è facile capire quanto egli si interroga quotidianamente sulla sua pratica, sul senso di dipingere e sull’importanza delle immagini nella nostra società. In uno dei passaggi finali David Hockney scrive “mi piace osservare il mondo; mi è sempre interessato capire come vediamo e cosa vediamo.
Il mondo è entusiasmante, anche se tante immagini non lo sono. E proprio il nostro è un periodo esaltante nella storia delle immagini. L’arte fa progressi? Pochi lo pensano, mi sembra. Ma perché mai l’arte dovrebbe andare da qualche parte? L’arte non è finita, come non è finita la storia delle immagini. In certi periodi la gente si forma l’idea che tutto stia finendo. Non finisce affatto; semplicemente, va avanti, avanti, avanti”.
Parole piene di speranza per il futuro. Avanti, avanti e avanti! D’altronde nessuno può fermare l’arrivo della primavera.
Cover Photo Credits: Courtesy David Hockney