Ad accogliere la stampa e gli ospiti alla preview della quarta edizione di Roma Arte in Nuvola ci sono alcune opere iconiche del duo artistico Vedovamazzei, la famosa installazione Ultima cena (1965) di Mario Ceroli e ancora due stampe di grande formato della serie delle Nuvole (2015) di Elvio Chiricozzi.
Proprio all’interno della Nuvola, soprannome dell’edificio ormai iconico del quartiere Eur di Roma progettato da Massimiliano Fuksas, si svolge questa edizione della Fiera Internazionale di Arte Moderna e Contemporanea, ideata e diretta da Alessandro Nicosia con la direzione artistica di Adriana Polveroni.
Per il direttore “le gallerie sono il cuore pulsante della fiera”, che ha l’obiettivo di essere vissuta “da target diversi” e attrarre un pubblico più ampio e diversificato possibile.
Secondo il presidente della Commissione Cultura presso la Camera dei Deputati, Federico Mollicone, “è fondamentale che la capitale abbia una fiera di livello europeo, che cresce di anno in anno”. Il deputato di Fratelli d’Italia ha poi ricordato che l’Italia è stata “la prima nazione ad approvare la legge delega al governo che prevede l’abbassamento dell’IVA al 5% sulle transazioni per la vendita di opere d’arte” e che il Parlamento sta studiando anche un altro progetto che riguarda le fiere: “l’istituzione del porto franco temporaneo durante le fiere nazionali per ricevere agevolazioni fiscali e abbattere i costi”. In realtà, l’Italia, al contrario di quanto sostenuto da Mollicone nel suo discorso, non ha fatto da apripista, ma ha seguito la Francia e la Germania, che si sono mosse prima del nostro Paese nel recepire la direttiva europea del 5 aprile 2022, a cui l’Italia si dovrà adeguare entro il 2025.
Angelo Piero Cappello, direttore generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura, ha spiegato che il Ministero ha deciso di essere parte attiva alla fiera in primis perché “Roma ha bisogno di una occasione in più per raccontare la creatività contemporanea” e in secondo luogo perché “il fine di questa fiera non è solo la compravendita di opere d’arte, ma anche l’occasione per aprire un momento di dialogo e confronto sulle creatività contemporanee”.
Quest’anno sono attese tra le 35 mila e le 40 mila persone (nel 2023 i visitatori sono stati circa 35 mila). 180 i collezionisti in arrivo da tutta Europa, 140 le gallerie presenti, più numerose mostre, partnership con musei ed enti pubblici, progetti speciali. Numeri importanti, da cui derivano grandi aspettative e speranze per l’unica grande fiera italiana del Centro-Sud.
Nonostante la maggior presenza di gallerie straniere (Cracovia, Lisbona, Barcellona e Los Angeles, Svizzera, per citarne alcune) del Mezzogiorno (Napoli, Scicli, Nuoro, Avellino, etc.) e la relativa giovinezza della manifestazione, che ha solo quattro anni di vita, le prime impressioni raccolte in questo primo giorno sono di scetticismo, disillusione e incertezze sul futuro dell’evento.
Parola ai galleristi
“Siamo preoccupati”, “basta pagare essere qui”, “poca attenzione alla qualità”.
“Siamo qui dalla prima edizione – ci racconta la Kromya Art Gallery, con sede a Lugano e a Verona, in esposizione assieme a Ferrarin Arte, di Legnano – Siamo stati sempre contenti di questa fiera e l’affluenza è mediamente alta, tranne l’anno scorso, quando abbiamo notato un calo. Forse non è un problema di questa fiera in particolare, ma in generale si tratta di un periodo poco fortunato per il settore. Restiamo comunque ottimisti”.
Anche la Galleria Poggiali (Firenze, Milano, Pietrasanta), che partecipa da tre anni, conferma il trend in discesa della fiera: “Il primo anno è stato una sorpresa positiva. Il secondo è andato bene sulla scia di ottimismo dell’edizione precedente. L’anno scorso, invece, la risposta è stata più timida, forse perché si è esaurita la spinta dell’effetto novità”. Uno dei problemi che hanno rilevato i galleristi riguarda la qualità delle gallerie presenti: “La nostra galleria presenta opere di grande qualità (come quelle di Arnulf Rainer, Karel Appel o due sculture di Fabio Viale), forse anche troppo sofisticate per il contesto. Alcune delle gallerie che espongono qui assomigliano invece più a dei bazar d’arte. Una mediocrità che si riflette a cascata sulla qualità del pubblico e della fiera stessa”.
Nonostante la delusione, la Galleria Poggiali ha comunque deciso di dare “un’altra chance” alla fiera: “Alla fine si tratta dell’unica fiera importante del Centro-Sud. Per noi è un modo per incontrare amici e collezionisti, ma anche un investimento in termini economici e di tempo. Si tratta di una sfida, che però non sappiamo se questa fiera è in grado di vincere”.
La capacità di attrarre gallerie internazionali e di alto livello dipende, in ultima istanza, dagli organizzatori. È di questa idea Cesare Costa, proprietario dell’Artemisia Fine Art, di base a San Marino, che partecipa alla fiera fin dal primo anno.
“Rispetto all’anno scorso, in questa edizione mancano molte gallerie importanti, come Contini, Farsetti o Mazzoleni – dice Costa – e fino a ieri alcuni stand erano addirittura rimasti vuoti. In generale, la qualità si è abbassata”. Per il gallerista, i pregiudizi esistenti su Roma e sulla sua offerta d’arte contemporanea non sono infondati: “C’era bisogno di un piano quinquennale. Se gli organizzatori non investono e non sono in grado di attrarre le gallerie più autorevoli a livello nazionale ed europeo, la fiera inizia a scricchiolare. A Roma Arte in Nuvola si finisce per privilegiare la quantità sulla qualità: non c’è bisogno di presentare progetti o partecipare a delle call. Basta pagare per essere qui”.
Le vendite, tuttavia, non sono un problema per l’Artemisia Fine Art, che vanta opere originali di De Chirico, Picasso e Sironi, tra gli altri: “Mi basta vendere un’opera, che può valere anche 1 milione e mezzo di euro, per uscire soddisfatto dalla fiera”. Ad oggi, però, il gioco non vale più la candela: “Se mi devo accollare i rischi del trasporto e tutte le spese per una fiera di bassa qualità, preferisco non partecipare. Per questi motivi il prossimo anno non verrò”.
Anche Velia Littera della Pavart Gallery (Roma) è presente fin dalla prima edizione. “Sicuramente quest’anno ci sono più gallerie straniere rispetto agli anni scorsi, ma non sono abbastanza. L’atmosfera è piacevole e il terreno è fertile per far nascere collaborazioni e scambiarsi idee e impressioni. Manca però il salto di qualità per rendere Roma una meta realmente attrattiva per i collezionisti stranieri. Io, ad esempio, proporrei di coinvolgere gli ospiti degli hotel di lusso che hanno aperto o stanno per aprire nella capitale. Noi galleristi romani ci auguriamo che questo sarà l’anno del miracolo”.
La galleria Quam, una delle realtà del Sud Italia presenti alla fiera, si distingue con una personale dedicata all’artista Valentina Biasetti. “Questa è una fiera molto roma-centrica – sostiene il proprietario Antonio Sarnari – molti dei collezionisti e appassionati d’arte romani non sono soliti spostarsi dalla capitale per partecipare alle altre fiere nazionali o estere. Quindi Roma Arte in Nuvola rappresenta sicuramente un’occasione di visibilità in più per noi, che siamo lontani mille chilometri da qui. La differenza, però, con fiere come Artissima a Torino e Artefiera a Bologna, si sente”.
Anche per Sarnari, come per altri galleristi intervistati, una delle criticità maggiori della fiera riguarda la qualità media, considerata bassa e non all’altezza delle fiere più importanti in Europa. “Una fiera come questa, che vorrebbe darsi un tono, dovrebbe puntare di più sulla qualità per poter competere con le fiere internazionali e registrare un afflusso maggiore di visitatori”. Per Sarnari dovrebbe esserci un bilanciamento fra ciò che una galleria porta alla fiera e ciò che la fiera e la città restituiscono: “Un paragone calzante potrebbe essere Arco Madrid, fiera d’arte contemporanea che ogni anno si svolge nella capitale spagnola: la qualità eccellente e la capacità di attrarre un pubblico internazionale sono gli elementi che dovrebbero ispirare Roma Arte in Nuvola. Se vuole diventare la fiera d’arte contemporanea più importante del Sud Europa, deve guardare al Mediterraneo e costruire un ecosistema coeso e florido”.
L’impressione internazionale
Per avere un punto di vista estero, abbiamo chiesto alla Van Rij Gallery di Cracovia, presente per la prima volta alla fiera, di condividere le sue impressioni.
“La fiera ci sembra organizzata bene, soprattutto la parte dedicata all’arte moderna, al piano -1, che offre opere di qualità molto alta. Per noi, gallerie d’arte contemporanea, è difficile competere con loro. Sarebbe meglio che non ci fosse così tanta discrepanza tra i due tipi di arte”. Alla domanda sul motivo della loro partecipazione, la galleria polacca risponde: “Ci sono molte opere figurative qui, più che in altre fiere europee, e poiché noi esponiamo diverse sculture, pensiamo di avere maggiori possibilità di essere apprezzati”. Tuttavia, la galleria sottolinea la mancanza di una presenza significativa di realtà straniere: “Speriamo che il prossimo anno ci saranno più gallerie dall’estero”
Tra le Nuove prospettive si respira aria di ottimismo
Diverso il parere delle gallerie che appartengono a Nuove prospettive, sezione che si distingue per un approccio all’arte innovativo e trasversale.
Chiara Manca di Mancaspazio, con sede a Nuoro, si dice contenta della sua partecipazione alla fiera: “Ho venduto già due opere in preview su un totale di dieci opere esposte”. Ammette che forse quest’anno c’è stato un lieve calo di visitatori durante la pre-apertura, ma ha notato la presenza di maggiore interesse: “Non importa la quantità di persone, ma l’interesse reale del pubblico. Ho notato, ad esempio, che molte persone mi hanno chiesto i prezzi delle opere già ieri. Un fatto raro, che non accade spesso durante le preview”. Per Manca, inoltre, questa fiera è l’occasione per far conoscere gli artisti sardi contemporanei fuori dai confini dell’isola. La scelta di presentarli come in una piccola mostra è stata premiante: “Abbiamo dato un taglio diverso all’esposizione suscitando maggiore interesse nei presenti. Le persone rimangono più tempo nel nostro stand, creando così maggiori occasioni di contatto e di scambio”.
Anche Andrea Lacarpia della Candy Snake Gallery, di Milano, concorda con Chiara Manca. Per la sua galleria è il suo primo anno a Roma Arte in Nuvola, all’interno della sezione Nuove Prospettive, ma le impressioni sono già molto positive: “Ho trovato la fiera ben organizzata e la sezione Nuove Prospettive interessante per la qualità delle proposte e per la particolarità degli allestimenti, in cui sono stati spesso scelti colori ad hoc per le pareti (le nostre sono rosso oriente)”. Lacarpia ha notato una buna affluenza di persone durante la preview, soprattutto un pubblico “di qualità”. Anche le vendite sembrano essere partite con il piede giusto: “Abbiamo venduto alcune opere e siamo in trattativa per altre, quindi siamo soddisfatti anche da questo punto di vista”.
Per riassumere, le impressioni generali che si ricavano da questa quarta edizione di Roma Arte in Nuvola non sono particolarmente rosee. Tra gli stand si respira un’aria di scetticismo, preoccupazione per l’affluenza che potrebbe rivelarsi più bassa delle aspettative e la consapevolezza che questa fiera non è ancora in grado di competere con le sue sorelle europee, più attraenti e strutturate. Quello che manca a Roma Arte in Nuvola è un’identità precisa e riconoscibile e, come dice il gallerista Cesare Costa, un piano strutturale e di lungo termine, che permetta alla fiera di aumentare la qualità e riportare le gallerie più rinomate d’Italia e d’Europa all’interno della Nuvola di Fuksas. Dalla sua, la fiera romana ha l’età: con soli quattro anni di vita, ha ancora il tempo per aggiustare il tiro e diventare un punto di riferimento, se non per il Mediterraneo, per lo meno per l’Italia.