Le Avanguardie – Capolavori dal Philadelphia Museum of Art

Fino al 7 aprile 2024 il Palazzo Blu di Pisa ospita 40 opere provenienti dall’importante collezione del Philadelphia Museum of Art, museo statunitense di respiro internazionale. Dal cubismo di Picasso e Braque, all’astrattismo di Kandinskij e Mirò, dal fauvisme di Matisse, al surrealismo di Dalì e Chagall; un percorso all’interno del Novecento avanguardista che ripercorre le tappe fondamentali dello sviluppo della nuova arte.

La mostra si slega lungo i primi due piani del palazzo.

Il percorso parte dal piano terra, con una parte dedicata ai primi anni del Novecento: in questo momento la capitale culturale per eccellenza è Parigi, animata da un clima di straordinari temi e approcci che si pone come frattura nei confronti del freddo passato accademico.

Ecco quindi che il primo dipinto che ci si presenta davanti è un Autoritratto di Picasso, in cui il giovane pittore venticinquenne ha le maniche rimboccate e imbraccia la tavolozza; una sorta di annuncio che presagisce il suo futuro e fondamentale contributo alla vicenda artistica dell’intero Novecento. In questa parte le suggestive atmosfere evocate da Delaunay (Saint Severin, 1909), affiancano alcune opere di Braque e Picasso; iconico e memorabile è Uomo con violino di quest’ultimo, che rappresenta una perfetta testimonianza dell’indagine e scomposizione della realtà, tipica del cubismo analitico picassiano.

Uomo con violino Pablo Picasso

Proseguendo, lo spettatore si imbatte in una nuova stanza tematica: lo scoppio della Prima Guerra Mondiale e la fine della Belle Epoque. Continua la scomposizione e ricomposizione della realtà, come in Catch as Catch Can (1913) di Picabia, oppure come in Chocolate Grinder (1913) di Duchamp. La disillusione del periodo della guerra ispira gli artisti per i temi delle loro tele: nella sua Natura morta con scacchiera (1917), Gris crea una silenziosa metafora dell’incertezza del tempo, dove le sorti della partita non sembrano ancora decise.

La stanza seguente è dedicata alla fine del conflitto mondiale e alla nascita dell’astrattismo: l’arte esplora orizzonti inediti con l’idea di superare le crude testimonianze visive dei fronti di guerra. Un rifiuto della decorazione per puntare all’essenziale: questa è la caratteristica centrale delle geometrie colorate di Kandinskij e della sua opera Cerchi nel cerchio (1923), legata all’esperienza tedesca del Bauhaus.

Un piccolo spazio espositivo è abitato da alcune opere che rivelano una volontà di un insolito “ritorno all’ordine” che si contrappone all’arte astratta del periodo; una nuova lettura della grande tradizione classica influenzata dal passaggio e dalla scomposizione formale delle avanguardie del primo Novecento. Un esempio è l’esercitazione di Delaunay sulla sagoma della Tour Eiffel (1925).

Un altro protagonista di questo periodo è Matisse, che attraverso la sua arte raffinata e colorata trasmette sensazioni di gioia e serenità; come in Donna seduta in una poltrona (1920), una scena apparentemente banale dove, però, il colore tenue e le forme morbide riferiscono l’idea di un’atmosfera pacata e distesa.

L’area successiva è dedicata alla nascita e allo sviluppo del surrealismo. Questa nuova corrente esplora le regioni dell’inconscio, della psicanalisi, del sogno, della magia e dell’occultismo. Gli esponenti di questo momento sono i catalani Mirò (Pittura (Fratellini), 1927) e Dalì (Simbolo agnostico, 1932), insieme ad altri pittori francesi come il controverso Tanguy, con il suo oscuro paesaggio in Tempesta (1926).

L’ultima parte è incentrata sulla reazione dell’arte nei confronti di una sempre più probabile paura che possa scoppiare una nuova guerra. In questo clima, le rigorose composizioni di Mondrian acquistano un senso di nitido rigore, un rifugio nella geometria più pura e un ricorso all’ordine di fronte al caos montante (Composizione con blu e giallo, 1923 e Composizione con bianco e rosso, 1936).

La mostra si chiude con un’opera dal valore simbolico e morale: la Crocifissione di Chagall (1940), analogia di un’Europa inchiodata a una nuova croce (quella della Seconda Guerra Mondiale), e di un’arte che si pone ancora una volta interprete e testimone della storia.

Le Avanguardie è visitabile dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 19 il sabato, la domenica e i festivi dalle 10 alle 20 (ultimo ingresso un’ora prima della chiusura).

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